Il mare, fonte di pericoli e misteri, è una strada usata dall'uomo come via per arrivare, essere e partire, fin da tempi remoti. L'ignoto dietro l'orizzonte e l'opportunità di scoprire nuove terre e tesori inesauribili hanno fatto sì che i navigatori dell'Europa occidentale, con le avanzate risorse del tempo, navigassero in acque agitate fino al momento in cui la vedetta, in cima all'albero maestro di qualche vascello, gridò: “Terra à vista!”.

Luís de Camões si riferiva alla leadership del Portogallo in una delle più grandi conquiste dell'umanità nel secondo millennio – la conquista del Mare Oceano – quando scrisse in Os Lusíadas, alla fine del XVI secolo: “Le grandi navigazioni che fecero; (...) Che io canti l'illustre petto lusitano”.

Prima che Rio fosse Rio e dopo che la flotta al comando del nobile Pedro Álvares Cabral (1467-1520) avvistò Monte Pascoal nel 1500 (nell'attuale stato di Bahia), le caravelle portoghesi si spinsero oltre, esplorando. Nel gennaio 1502, al confine con la costa atlantica, attraversarono la foce della baia di Guanabara, chiamando il luogo Rio de Janeiro, forse perché capirono che lì esisteva la foce di un fiume.

A quel tempo, l'estesa costa rimaneva incustodita dall'effettiva occupazione dei portoghesi. A causa della situazione, altri europei, pirati e contrabbandieri - chiamati dalla Corona portoghese come stranieri vili e infami - vagavano spesso nella regione che comprendeva la costa di Rio de Janeiro, commerciando ricchezze tropicali con i nativi.

Nel 1555, i francesi, in fuga dalle guerre di religione che si stavano verificando in Europa e ignorando il Trattato di Tordesilhas, invasero la baia di Guanabara, stabilirono una colonia sull'isola rocciosa che gli indiani chiamavano Serigipe e fondarono la Francia antartica. Nel 1565, in fase di riconquista del luogo, fu fondata, all'epoca con obiettivi militari, ai piedi della collina chiamata Cara de Cão, una singolare città di ispirazione portoghese: São Sebastião do Rio de Janeiro. Da allora in poi, forse qualcuno ha pensato che fosse davvero scritto nelle stelle.


ALEX BELCHIOR GUIDA TURISTICA, RICERCATORE E TRADUTTORE